LE FORME DELLE DIFFERENZE

LE FORME DELLE DIFFERENZE, THE SHAPES OF DIFFERENCE 30 April to 7 June 2015 Opening: 30 April, 18:00 Presented by Piero Sacchetti. “The basic idea of the exhibition is the result of numerous discussions about the proposition that art made by women would be different than art made by men.”...
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Palazzo ducaleDE VORMEN VAN HET VERSCHILTempus Margot Homan
LE FORME DELLE DIFFERENZE, THE SHAPES OF DIFFERENCE
30 April to 7 June 2015
Opening: 30 April, 18:00
Presented by Piero Sacchetti.

“The basic idea of the exhibition is the result of numerous discussions about the proposition that art made by women would be different than art made by men.” (Piero Sacchetti)

Location: Palazzo Ducale Massa (Italy)


Da parte maschile, l’io si afferma in più maniere; prevale significamente sul tu e sul mondo. Da parte femminile, l’io lascia spesso il posto al tu, al mondo, all’oggettività delle parole e delle cose. Da questo punto di vista le donne sarebbero più adatte ad ascoltare, a scoprire o preparare l’altro e il mondo, a restare aperte all’invenzione o alla creazione oggettiva. A condizione di poter dire anche io
Luce Irigaray

L’idea di realizzare questa mostra è il frutto di una lunga riflessione fatta insieme a tante amiche e ad alcuni amici con i quali da tempo si discute e ci si confronta sui temi dell’uguaglianza e della differenza. La mostra in questo caso esplorerà il tema della differenza
Un lungo percorso di ricerche e di pratica di confronto tra donne ha maturato la convinzione che il linguaggio, come dice da tempo Luce Irigaray, sia sessuato. Il linguaggio corrente è simbolicamente e grammaticalmente neutro, portatore di simboli e valori maschili che in modo subdolo e pervasivo informano di se ogni relazione o manifestazione umana. Il linguaggio è il primo strumento usato per creare gli oggetti dell’assimmetria nei rapporti tra uomini e donne dove l’uomo è il soggetto predominante. Per Irigaray il neutro non esiste, la sua presenza nell’ordine del discorso è solo il frutto del modello sociale di tipo patriarcale che ha connotato di se la cultura e il linguaggio degli ultimi 10.000 anni di storia dell’occidente. Da qui la necessità per molte filosofe e studiose di riconoscere e codificare la differenza espressiva per come si presenta, sia nella produzione letteraria e artistica, sia nella relazione tra generi differenti. Riconoscerla per superarne il disvalore quando è riferita a specificità che attengono alle donne e affermarla come valore per provare a ridefinire un modello di relazioni sociali che non sia più basato sul dominio dell’uno/a sull’altro/a ma che finalmente diventi un dia-logo tra due soggetti per i quali la differenza stia a significare “portare qualcosa in più”, come l’etimologia ci suggerisce.
Se la forma e il contenuto della scrittura portano in se i segni e i valori della differenza, è rintracciabile la differenza anche nella scultura ? Esiste ed emerge una differenza di contenuto, di stile, di relazione con il processo creativo e l’opera tra scultrici e scultori? Se la differenza è un dato acquisito nella espressione narrativa e le parole si portano dietro il segno del genere che le genera, lo stesso può dirsi anche per le arti figurative in generale e per la scultura in particolare?
Per le arti figurative le posizioni sono controverse. Lea Vergine, prima di organizzare la famosa mostra del 1980, “L’altra metà dell’avanguardia”, affermava che tra donna e uomo artista “a parità di livello qualitativo, non riesco a vedere diversità alcuna” (1979). Successivamente alla domanda “in cosa si differenzia l’arte delle donne da quella degli uomini?” rispondeva che esiste e “l’autoironia, il sarcasmo, il coraggio”1. sono i valori in più che le donne mettono nei loro lavori..
Per Maria Luisa Boccia che riprende le riflessioni di Carla Lonzi su arte e femminismo“…nella creatività, come nelle altre manifestazioni di sé, sono essenziali la relazione e il suo riconoscimento”2. Per altre teoriche del femminismo le donne hanno uno stile «innato, basato su un immaginario che privilegia le forme circolari; mentre per altre ancora, tra le quali Lisa Tickner, l’innatismo condurrebbe ad una definizione deterministica dell’identità femminile che nei secoli è stata una delle cause principali di condanna delle donne alla condizione di subalternità.
Come suol dirsi la questione è aperta. E nella scultura in marmo quali sono le riflessioni in atto? Non sembrano esistere ricerche in tal senso e questo sarà uno dei temi centrali di indagine della mostra.
Il territorio Apuoversiliese è ricco di marmi e di laboratori di scultura, qui, da tutto il mondo, arrivano donne e uomini che vogliono iniziare o continuare l’arte della scultura con il marmo. Mettere insieme 16 scultrici e 48 opere, di più le stanze del Palazzo Ducale di Massa non possono accoglierne, non è stato difficile, al contrario è stato problematico non poterne esporre altre tra le numerosissime prodotte da artiste che lavorano tra Pietrasanta, Massa e Carrara . La mostra fa da filo conduttore ad altre iniziative che intendono accendere il focus sulle modalità espressive e creative messe in scena da donne: la musica, la poesia, il teatro. La differenza sarà il faro da traguardare per far crescere un piccolo seme di conoscenza orientando la prua verso porti dove la relazione, gli affetti, i profili professionali possano essere a “due soggetti, maschile e femminile, portatori di valori differenti, ma di equivalente importanza per l’elaborazione di legami e di civiltà, sia nell’ambito privato che nella comunità umana mondiale.”….“L’umanità è a due e bisogna divinizzare questa condizione, coltivare il nostro essere in relazione con il prossimo.”

Piero Sacchetti

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